martedì 14 aprile 2009

PARTNERSHIP AL PROGETTO (WORK IN PROGRESS)

Appassionata di cinema muto, la compagnia La Main dans les Pâtes lavora, da aprile 2006, ad un progetto teatrale ispirato a questo universo cinematografico. Si interroga sul come riprodurre sulla scena le tecniche di presa di camera, gli zoom, i rallentamenti o accelerazioni temporali, la trasposizione dalla realtà al sogno. Tra mimo, pantomima e melodramma è tutta l'atmosfera dell'epoca, con una nota di modernità, a venire a galla.

Valeria ROVEDA (Italia) si diploma nel 2006 alla scuola di Teatro in Movimento Lassaad (metodo Lecoq) e alla scuola Accademia96 di Bologna nel 2004. Ha partecipato a numerosi stages di teatro comico (in particolare con Corrado Nuzzo e Maria Di Biase), scrivendo e presentando vari monologhi tra il 2002 e il 2004 in Italia ; in tournée nel 2004 con la compagnia I Murattori, decide nel 2005 di lasciare l'Italia per specializzarsi nel teatro visivo e gestuale in Francia e in Belgio.

Mathieu MAISONNEUVE (Francia) ha lavorato alcuni anni nel teatro di strada come acrobata giocoliere. Nel 2003 si unisce alla compagnia Bulles de Zinc nello spettacolo « La demoiselle des rues ». Nell'ottobre 2004 si iscrive alla Scuola Internazionale di Teatro in Movimento Lassaad di Bruxelles. Nel 2006 fonda con V. Roveda la compagnia La Main dans les Pâtes.

E:“Ciao Valeria, visto che mi sto occupando della progettazione di spazi riguardanti il teatro, colgo l’occasione per farti qualche domanda. Dato che sei nel campo da qualche anno, sia come attrice che come insegnante, il tuo contributo sarebbe davvero prezioso!

Anche alla luce delle tue esperienze, come credi che dovrebbe essere organizzato uno spazio dedicato al teatro (sia di sala che di strada), quali servizi dovrebbe avere?”

V:”Ciao Elena, piacere. Mi fai una domanda a cui è un po' difficile rispondere così su due piedi... quando ho letto la tua mail mi hai fatto pensare all'ultima tournée in Portogallo dove abbiamo recitato in centri culturali molto belli, modernissimi, che avevano poi il palcoscenico carente di elementi essenziali (a livello ad esempio di strumentazione, di accesso facile ai camerini...). Era evidente che lo spazio non fosse stato concepito da persone che conoscessero le esigenze degli attori (e in parte persino del pubblico). Ora non so se in un caso specifico a cui penso l'edificio fosse ristrutturato o costruito ex novo, ma ad esempio la sala spettacoli, piccola ma molto carina, non aveva uscita dai lati (il muro della scena era il muro reale della sala...), ma solo sul fondo, quindi le uscite e le entrate erano limitate alla zona retrostante; l'accesso ai camerini avveniva tramite una scala di metallo (quindi rumorosa) attaccata al palco... è stato impossibile quindi usarla durante la rappresentazione.
Insomma, non ho mai pensato a come dovrebbe essere uno spazio teatrale ideale ma riflettendoci posso pensare alle volte in cui ho trovato degli spazi non adatti, per capire quali siano gli elementi importanti.”

E:”E per quanto riguarda gli spazi per i laboratori teatrali?”
V:”Per un laboratorio teatrale le esigenze sono minime. Abituata a lavorare ovunque, non so esattamente come disegnerei il luogo ideale... spazioso ma intimo... di forma rettangolare, credo, affinché si abbia lo spazio per correre e muoversi e in uno dei lati corti mettere un piccolo rialzo affinché si crei la scena... quando do lezioni di teatro, il palco è utilizzato molto poco poiché per la creazione e per il lavoro preparatorio il pubblico non fa ancora parte del lavoro (e il palco rappresenta il luogo "basico", "di partenza", di comunicazione col pubblico, non certo l'unico ma sicuramente il più codificato).

Dando un'occhiata rapida alla pagina http://elenacruciani.blogspot.com/2009/03/luoghi-e-tempi-teatrali.html mi sembra che parli anche di spazi per teatro di strada, che ha esigenze completamente diverse. E completamente diverse anche a seconda della tipologia di spettacolo che si vuole presentare.
Lo stesso vale per uno spazio teatrale al chiuso. Non esistono sale adatte ad ogni tipo di spettacolo. Bisogna quindi valutare che interesse scenico si abbia. Una sala molto grande ospita un grande pubblico e performance "spettacolari" come opere, musical, grandi scenografie, circo. Ci sono poi spettacoli più intimisti, che necessitano di un pubblico più ridotto, di una vicinanza col pubblico... insomma, le domande da porsi prima di progettare uno spazio sono svariate.”

E:”E il pubblico?”
V:”Ah. Spesso il pubblico non vede bene lo spettacolo. Non sarei capace di dare una risposta, ma uno dei problemi principali per la costruzione della sala è forse proprio la visibilità. Un palco troppo basso necessita di delle gradinate (si dice così in italiano??)... (spalti?). Ho visto vari teatri in cui il palco era molto più in basso rispetto al pubblico, come in fondo ad un precipizio (l'effetto è interessante ma la prospettiva non son convinta sia la più favorevole per gli attori).
Se il palco è troppo alto le prime file vedono male (e torcicollo). Se non ci sono le gradinate, quindi il pubblico è tutto sullo stesso livello, per quanto ci sia la possibilità di fare delle file alternate, si finisce a fare lo slalom visivo tra la vecchietta col cappello a fiori, lo stangone che ti si piazza proprio davanti, l'insofferente che cambia posizione ogni tre minuti, il chiacchierone che deve riferire ogni dettaglio nell'orecchio del vicino e allora la sala diventa un gran movimento per coordinarsi con la persona davanti e arrivare a vedere qualcosa...”


E:”La tua compagnia ha un sito internet?”
V:”No, non ho un sito della mia compagnia, generalmente appariamo nei siti dove presentiamo gli spettacoli e per il momento va bene così... la... "tecnologia" non è proprio il mio forte.”

E:”Grazie mille per la tua collaborazione”


http://www.comedien.be/valeriaaroveda

Nessun commento:

Posta un commento